Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
28 |
seppe tanto dissimulare l’animo suo, che gli Orsini, mediante il Signor Paulo, si riconciliarono seco, con il quale il duca non mancò di ogni ragione di ufizio per assicurarlo, dandoli veste, danari, e cavalli; tantochè la semplicità loro gli condusse a Sinigaglia nelle sue mani. Spenti adunque questi capi, e ridotti li partigiani loro amici suoi, aveva il Duca gittati assai buoni fondamenti alla potenza sua, avendo tutta la Romagna con il Ducato di Urbino, e guadagnatosi tutti quei popoli, per avere incominciato a gustare il ben essere loro. E perchè questa parte è degna di notizia, e da essere imitata da altri, non la voglio lasciare indietro.
Preso che ebbe il Duca la Romagna, trovandola essere stata comandata da Signori impotenti, quali piuttosto avevano spogliato i loro sudditi, che correttoli, e dato loro materia di disunione, che di unione; tantochè quella provincia era tutta piena di latrocini, di brighe, e di ogni altra sorte d’insolenza, giudicò necessario, a volerla ridurre pacifica ed obbediente al braccio regio, darli un buon governo. Però vi prepose messer Ramiro d’Orco, uomo crudele ed espedito, al quale dette pienissima potestà. Costui in breve tempo la ridusse pacifica e unita con grandissima riputazione. Dipoi giudicò il Duca non essere a proposito sì eccessiva autorità, perchè dubitava non diventasse odiosa; e preposevi un giudizio civile nel mezzo della provincia, con un presidente eccellentissimo, dove ogni città avea l’avvocato suo. E perchè cognosceva le rigorosità passate avergli generato qualche odio, per purgare gli animi di quelli popoli, e guadagnarseli in tutto, volse mostrare che se crudeltà alcuna era seguita, non era nata da lui, ma dall’acerba natura del ministro.