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altrui opera, la quale ei reca quello che manca alla perfezione, e la perfezione è sola degna di lode... Io vorrei esser discepolo in vita per esser poi maestro dopo la morte.» Quest’alto concetto dell’arto, questa modestia fra lo aspirazioni più magnanime o altere mostrano un animo di tempra vomente nobile! Gli eletti a revisori del Pastorfido furono Scipione Gonzaga o Leonardo Salviati,i quali rimisero in iscritto i loro appunti all’autore. È ignoto quali fossero, e quanto se ne giovasse: ma certo se ne giovò egli, che come ho detto, era correttore delle sue cose instancabile, e i cui manoscritti, per testimonio di chi gli vide, apparivano fittissimi di cassature e rimesse. Del Gonzaga si ha in una lettera, impressa fra quelle del Guarini, questo complessivo giudizio sul poema: «Se obiezione alcuna si può dare a quest’opera maravigliosa. è 1’esser troppo bella.