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cibo, che prendeva solamente la sera in grazia dello studio; affabile, discreto, di gravi e moderati costumi, e per lo più solitario e pensieroso. Checché di lui abbiano mormorato i detrattori, il più che sinceramente possa dirsi è che fu puntiglioso, e di soverchio severo co’ ligliuoli.» Questo ritratto, anche per ciò che spetta al carattere, mi par vero; e se in alcuna parte è manchevole, può compiersi con quanto si è di lui, narrandone i fatti, osservato. Parleremo ora delle sue opere, e specialmente del Pastorfido. Il secolo decimosesto, che fu all’Italia tanto glorioso per cultura, quanto misero per infaustissimi eventi, iniziava quella sua splendida letteratura coll’Arcadia del Sannazzarp, e la chiudeva col Pastorfido del Guarini: due opere delle quali egualmente pastorale è il soggetto, e nella pastorale Arcadia la scena. E sotto