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sua segreta avversione, forse per quella libera e pungente risposta data al Bellarmino: onde fra F altre cose s’incocciò a sostenere che anche il titolo di cavaliere era usurpato, non avendo il Guarini appartenuto mai ad alcun ordine cavalleresco. E quei dottissimi uomini, che furono il Barotti e lo Zeno, credettero dover prendere con calore le difese del nostro poeta, che per questi capi, a dir vero, n’aveva assai poco bisogno.1 Quell’Alessandro Guarini, che fu pronipote del nostro ed ultimo della famiglia, nella vita che scrisse del suo bisavolo, ne fa questo ritratto. «Fu uomo di statura mediocre, di avvenenti e dilicate fattezze e complessione, benché di temperamento assai caldo e pronto all’ira; parco nel ’• Vedi Barotti nella Difesa degli Scrittori Ferraresi, e Zeno nelle Annotazioni alla Biblioteca del Fontanini.