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minatori, passò da Roma alla corte del primo Ferdinando granduca di Toscana. Il quale, per testimonio d’Alessandro figliuolo del nostro in certa sua Apologia, «innamorossene poscia come uomo di bella donna innamorasi.» E quivi allora pel nuovo padrone e per la principessa Maria, che andava regina in Francia, scrisse versi laudatori: quantunque deve dirsi che di questi egli fu sempre assai più parco del Tasso, che per mollezza maggiore di natura e anche per dura necessità sciupò tante rime eroiche in esaltare chi si poco avea dell’eroico. Dettò ancora in quel tempo il trattato della Libertà Politica con intendimento, a quanto sembra, di persuadere ai Fiorentini gl’inconvenienti del viver libero, e la necessità del principato: nel che mi pare di’ e facesse opera adulatoria non meno che vana, predicando a gente non solo convertita, ma rotta