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gendo in Terenzio il caso di Menedemo, il quale volontariamente si macerava per la durezza da lui usata al figliuolo, non se ne muova a pietà, e con Cremete, che non ritenne le lagrime, non ne pianga? E pure nella medesima favola si ride della beffa e dell'arte con che l'astuto Siro inganna il detto Cremete. Può dunque stare, non dico l'allegrezza e 'l dolore, ma la pietà col riso in una favola stessa. E così tutta la somma di questa contradizione si verrebbe a ridurre ad una sola differenza, cioè il terribile, la quale non può mai stare se non in favola tragica, né seco mai alcuna comica mescolarsi.Percochhé il terrore mai non s'induce, se non per mezzo delle gravi e funeste rappresentazioni, e dove questi si trovano non v'ha luogo riso né scherzo.

Tutte le cose di sopra dette si potrebbono addurre in difesa della poesia tragicomica: ma io non voglio valermene, e contentomi di lasciare alla tragedia i personaggi reali, i fatti gravi, il ter-