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della poesia tragicomica. 371

componimento; conciossiacosachè chiunque fa tragicommedie non intenda di comporre separata o tragedia o commedia, ma di questa e di quella un terzo, che sia perfetto in suo genere e abbia d’ambedue loro quelle più parti che verisimilmente possano stare insieme. Laonde nel far giudicio di lei non bisogna confondere i termini di misto e doppio, come fanno coloro che poco intendono, nè s’avveggono che niuna cosa può esser mista se non è una, e se le parti che in essa sono in modo non confondono, che l’una non si possa più nè conoscere nè separare dall’altra. Dottrina del Filosofo, nel primo della Generazione, chiarissima e volgatissima, dov’egli mostra la differenza dell’esser misto all’esser composto. In quello, le parti perdono la lor forma, e fanno una terza cosa molto diversa; in questo, ciascuna si conserva quella medesima ch’era prima, nè s’altera, nè si muta, ma si compone, s’accoppia, e quel che nasce da cotale congiungimento non è