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Tutto fei, nulla fui; per cangiar loco, Stato, vita, pensier, costumi e pelo, Mai non cangiai fortuna. „ Poi per fare più amaro al Duca il rimprovero della sua sconoscenza soggiunge: “ S’avessi avuto di cantar tant’agio, Quanta cagion di lacrimar sempr’ebbi, Con sì sublime stil forse contato Avrei del mio signor l’arme e gli onori, Ch’or non avria della Meonia tromba Da invidiar Achille, e la mia patria, Madre di cigni sfortunati, andrebbe Già per me cinta del secondo alloro. „ E qui, per vero dire, la fiducia di sè va un po’ troppo oltre: non si tratta più di emulare il Tasso; si alza lo sguardo fino alla tromba d’Omero, e al lauro dell’Ariosto.T Quanto questa pittura della corte fatta dopo l’esperienza, e nell’amarezza della delusione è diversa da quella, che il Tasso nell’entusiasmo dell’amore e dell’illusioni 1l’aveva pennelleggiato! «Oh che sentii! che