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TIRENIO.
E tu per questo
Ti chiami padre misero, Montano?
Oh cecitá delle terrene menti!
In qual profonda notte,
In qual fosca caligine d’errore
Son le nostr’alme immerse
Quando tu non le illustri, o sommo Sole!
A che del saper vostro
Insuperbite, o miseri mortali?
Questa parte di noi, che ’ntende e vede,
Non è nostra virtú, ma vien dal cielo:
Esso la dá, come a lui piace, e toglie.
O Montano, di mente assai piú cieco
Che non sono io di vista,
Qual prestigio, qual demone t’abbaglia
SI, che, s’egli è pur vero
Che quel nobil garzon sia di te nato*
Non ti lasci veder ch’oggi se’ pure •
Il piú felice padre,
Il piú caro agli Dei, di quanti al mondo
Generasser mai figli?
Ecco l’alto segreto
Che m’ascondeva il Fato;
Ecco il giorno felice