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al Guarini di scrivere, ossia far lui da poeta di corte.. I passi qui addotti potrebbero dar materia anche ad altre considerazioni, e parmi che molto rivelino dell’animo del Guarini, molto di quegli uomini e di que’ tempi. Ne risulta evidentemente che l’altero sentimento di sè, e gli applausi del mondo hanno persuaso all’autore del Pastorfido, per quanto se n’infinga, eh’ e£li è il parallelo del Tasso nella poesia, sebbene e’ non l’abbia coltivata che come un trattenimento, una ricreazione di cure più gravi. E questo passi: ma chiamare l’infelicissimo Tasso agonizzanti* in Sant’Anna più fortunato di sè! Io non vo’ dire qual derisione crudele! (che certo non era) ma dirò bene quale scoppio d’invida emulazione per la gloria del suo rivale! quale sfogo d’anima esacerbata contro il Duca pel modo onde gli pareva l’avesse trattato! Imperciocché per quanto a lui, amba-