Pagina:Il Pastor fido e Compendio della poesia tragicomica.djvu/386

Che sol potea sanarlo il ciel d’Arcadia.
Io, che veder lontan pegno sí caro
Lungamente non posso, a quella stessa
Fatai voce ricorsi, a quella chiesi
Del bramato ritorno anco consiglio;
La qual rispose in cotal guisa appunto:
Torna all’antica patria ove felice
Sarai col tuo dolcissimo Mirtillof
Pei’ occh’ivi a gran cose il Ciel sortillo:
Ma fuor d’Arcadia il ciò ridir non lice.
Tu dunque, o fedelissimo compagno,
Diletto Uranio mio, che meco a parte
D’ogni fortuna mía se’ stato sempre,
Posa le membra pur; ch’avrai ben onde
Posar anco.la mente: ogni mia sorte,
S’ella pur fía come l’addita il Cielo,
Sará teco comune. Indarno fora
Di sua felicitá lieto Carino,
Se si dolesse Uranio.
URANIO.
Ogni fatica
Che sia fatta per te, purché t’aggradi,
Sempre, Carino mio, seco ha il suo premio.
Ma qual fu la cagion che fe lasciarti,
Se t’è si caro, il tuo natio paese?