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Ma che tardo, mia Dea?
Ecco nel nome tuo questa saetta
Scelgo per la piii rapida e pungente
Di quante n’abbia la faretra mia.
A te la raccomando:
Levala tu, saettatrice eterna,
Di man della fortuna, e nella fera
Col tuo nume infallibile la drizza,
A cui fo voto di sacrar la spoglia:
E nel tuo nome scocco.
Oh bellissimo colpo!
Colpo caduto appunto
Dove l’occhio e la man l’ha destinato!
Deh avessi il mio dardo,
Per ispedirlo a un tratto
Primachè mi s’involi e si rinselvi!
Ma non avendo altr’arme
Il ferirò con quelle della terra.
Ben rari sono in questa chiostra i sassi,
Ch’appena un qui ne trovo.
Ma che vo io cercando
Armi, s’armato sono?
Se quest’altro quadrello
Il va a ferir nel vivo... Oimè! che veggio?
Oimò, Silvio infelice,