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Piangean di tenerezza.
E partito era giá Titiro, quando
Furon nel tempio orribilmente uditi
Di subito e veduti
Sinistri augurj e paventosi segni,
Nunzi dell’ira sacra:
Ai quali, oimè! sí repentini e fieri,
S’attonito e confuso
Restasse ognun dopo sí lieti augurj,
Pensatel voi, cari pastori. Intanto
S’ erano i sacerdoti
Nel sacrario maggior soli rinchiusi:
E mentre essi di dentro, e noi di fuori,
Lagrimosi e divoti,
Stavamo intenti alle preghiere sante,
Ecco il malvagio Satiro che chiede
Con molta fretta e per instante caso
Dal sacerdote udienza: e perchè questa
È, come voi sapete,
Mia cura, fui quell’io che l’introdussi.
Ed egli (ah ben ha ceffo
Da non portar altra novella!) disse:
Padri, s’ai vostri voti
Non rispondon le vittime e gl’incensi,
Se sopra i vostri altari