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Che ’l tuo leggiadro velo
Fe, d’ambo creator, piú bel di lui!
Qual cosa non hai tu del ciel piú bella?
Nella sua vasta fronte,
Mostruoso Ciclope, un occhio ei gira,
Non di luce a chi’ l mira,
Ma d’alta cecitá cagione e fonte:
Se sospira o favella,
Com’irato leon rugge e spaventa;
E non piú ciel, ma campo
Di tempestosa ed orrida procella,
Col fiero lampeggiar folgori avventa.
Tu col soave lampo
E con la vista angelica amorosa
Di due soli visibili e sereni
L’ anima tempestosa
Di chi ti mira acqueti e rassereni,
E suono e moto e lume
E valor e bellezza e leggiadria
Fan sí dolce armonia nel tuo bel viso,
Che ’l cielo invan presume-
(Se ’l cielo è pur men bel del Paradiso)
Di pareggiarsi a te, cosa divina.
E ben ha gran ragione
Quell’altero animale,