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Ch’assai peggio di morte è il cangiar voglia.
CORISCA.
Oh bella impresa; oh valoroso amante!
Come ostinata fera,
Come insensato scoglio,
Rigido e pertinace!
Non è la maggior peste
Nè ’l piú fero e mortifero veleno
A un’anima amorosa, della fede.
Infelice quel core
Che si lascia ingannar da questa vana
Fantasima d’errore, e de’ piú cari
Amorosi diletti
Turbatrice importuna!
Dimmi, povero amante;
Con cotesta tua folle
Virtú della costanza,
Che cosa ami in colei che ti disprezza?
Ami tu la bellezza
Che non è tua? la gioia che non hai?
La pietá che sospiri?
La mercè che non speri?
Altro non ami alfin, se dritto miri,
Che’ l tuo mal,che’ l tuo duol,che la tua morte.
E se’ sí forsennato,