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CORISCA.
Quel ch’ora intenderai: tu bene osserva
Le mie parole. A mezzo dello speco,
Ch’è di forma assai lunga e poco larga,
Sulla man dritta è nel cavato sasso
Una, non so ben dir se fatta sia
O per natura o per industria umana,
Picciola cavernetta, d’ogni intorno
Tutta vestita d’edera tenace;
A cui dá lume un picciolo pertugio
Che d’alto s’apre: assai grato ricetto,
Ed a’ furti d’amor comodo molto.
Or tu, gli amanti prevenendo, quivi
Fa’ che t’ascondi, e ’l venir loro attendi.
Invierò la mia Lisetta intanto:
Poi le vestigia di lontan seguendo
Di Silvio, come pria seeso nell’antro
Vedrollo, entrando anch’io subitamente,
Il prenderò perchè non fugga, e ’nsieme
Farò (chè cosí seco ho divisato)
Con Lisetta grandissimi rumori:
A’ quali tosto accorrerai tu ancora;
E*, secondo ’l costume, eseguirai
Con tra Silvio la legge; e poi n’andremo
Ambedue con Lisetta al sacerdote: