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E fortunati dí delle mie gioie:
Tu torni ben, tu torni;
Ma teco altro non torna,
Che del perduto mio caro tesoro
La rimembranza misera e dolente.
Tu quella se’ , -tu quella.
Ch’eri pur dianzi sí vezzosa e bella;
Ma non son io giá quel ch’un tempo fui
Sí caro agli occhi altrui.
Oh dolcezze amarissime d’amore,
Quanto è piú duro perdervi, che mai
Non v’aver o provate o possedute!
Come saria l’amar felice stato,
Se ’l giá goduto ben non si perdesse;
O quando egli si perde,
Ogni memoria ancora
Del dileguato ben si dileguasse!
Ma se le mie speranze oggi non sono, -
Com’è l’usato lor, di fragil vetro;
O se maggior del vero
Non fa la speme il desYar soverchio,
Qui pur vedrò colei
Ch’è ’l Sol degli occhi miei:
E s’altri pon m’inganna,
Qui pur vedrolla al suon de’ miei sospiri