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E ’l volto e le parole e ’l riso e ’l guardo,
S’anco il criu non mentivi? Ecco, poeti,
Questo è l’oro nativo e l’ambra pura
Che pazzamente voi lodate. Ornai
Arrossite, insensati; e ricantando,
Vostro soggetto in quella vece sia
L’arte d’una impurissima e malvagia
Incantatrice che i sepolcri spoglia,
E dai fracidi teschi il crin furando,
Al suo l’intesse, e cosí ben l’asconde,
Che v’ha fatto lodar quel che abborrire
Dovevate assai piú clic di Megera
Le viperine e mostruose chiome.
Amanti, or non son questi i vostri nodi?
Mirate, e vergognatevi, meschini;
E se, come voi dite, i vostri cori
Son pur qui ritenuti, ornai ciascuno
Potrá senza sospiri e senza pianto
Ricoverar il suo. Ma che piú tardo
A pubblicar le sue vergogue? certo
Non fu mai sí famosa nè sí chiara
La Chioma ch’è lassú con tante stelle
Ornamento del ciel,21 come fie questa
Per la mia lingua, e molto piú colei
Che la portava, eternamente infame.