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Faro, con mio diletto e con tuo scorno,
Quello strazio di te che meritasti.
CORISCA.
Puoi tu dunque, crudele, a questa chioma
Che ti lego già il core, a questo volto
Che fu già il tuo diletto, a questa un tempo
Più della vita tua cara Corisca,
Per cui giuravi che ti f6ra stato
5“®°. d°!c® “ morire •• » questa puoi
Soffrir di far oltraggio? Oh cielo! oh sorte ’
In cui pos io speranza? a cui debb’io ’
Creder mai più, meschina?
SATIRO.
Ah scellerata!
Pensi ancor d’ingannarmi? ancor mi tenti
Con le lusinghe tue, con le tue frodi?
CORISCA.
Deh Satiro gentil, non far pii, strazio
Di chi t adora. Oimò! non se’ già fera,
on ha, g,a il cor di marmo o di macigno.
Eccomi a piedi tuoi: se mai t’offesi,
Idolo del mio cor, perdon ti chieggio.
Per queste nerborute e sovrumane
Per!TnCChla cb’abbraccio, a cui m’inchino;
quello amor che mi portasti un tempo;