Pagina:Il Pastor fido e Compendio della poesia tragicomica.djvu/182

Chè se ’l foco si mira, oh come è vago!
Ma se si tocca, oh come è crudo! Il mondo
Non ha di lui piú spaventevol mostro:
Come fera divora, e come ferro
Pugne e trapassa, e come vento vola;
E dove il piede imperioso ferma,
Cede ogni forza, ogni poter dá loco.
Non altrimenti Amor: chè se tu’ l miri
In duo begli occhi, in una treccia bionda.
Oh come alletta e piace! oh come pare
Che gioia spiri, e pace altrui prometta!
Ma se troppo t’accosti e troppo il tenti,
Sicché serper cominci, e forza acquisti;
Non ha tigre l’Ircania, e non ha Libia
Leon sí fero, e sí pestifero angue,
Che la sua feritá vinca o pareggi:
Crudo piú che l’Inferno e che la Morte,
Nemico di pietá, ministro d’ira,*
E finalmente Amor privo d’amore.
Ma che parlo di lui? perchè l’incolpo V
È forse egli cagion di ciò che ’l mondo
Amando no, ma vaneggiando pecca V
O femminil perfidia, a te si rechi
La cagion pur d’ogni amorosa infamia:
Da te sola deriva, e non da lui