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Vani erano i rimedi, il fuggir tardo,

Inutil l’arte, e prima che l’infermo,

Spesso nell’opra il medico cadea.

Restò solo una speme, in tanti mali,

Del soccorso del Ciel; e s’ebbe tosto
Al più vicino Oracolo ricorso,

Da cui venne risposta assai ben chiara,

Ma soprammodo orribile e funesta:

Che Cintia era sdegnata, e che placarla
Si sarebbe potuto se Lucrina,

Perfida ninfa, ovvero altri per lei
Di nostra gente, alla gran Dea si fosse
Per man d’Aminta in sacrificio offerta.

La qual poich’ebbe indarno pianto, e’ ndarno
Dal suo nuovo amator soccorso atteso,

Fu con pompa solenne al sacro altare,
Vittimalagrimevole, condotta;

Dove a que’ piè, che la seguirò in vano
Già tanto, ai piè dell’amator tradito
Le tremanti ginocchia alfin piegando,

Dal giovine crudol morte attendea.

Strinse intrepido Aminta il sacro ferro;

! E parea ben che dall’accesa labbia
(Spirasse ira e vendetta: 10 indi a lei vólto,
’ Disse con un sospir nunzio di morte: