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E, come vuole Amore e ’l mio destino,
Quasi pur sempre abitator de’ boschi.
Ma qual peccato il meritò sí grave?
Come tant’ira un cor celeste accoglie?
ERGASTO.
Ti narrerò delle miserie nostre
Tutta da capo la dolente istoria,
Che trar porria da questo dure querce
Pianto e pietá, non che dai petti umani.
In quella etá, che T sacerdozio santo,
E la cura del tempio ancor non era
A sacerdote giovane contesa,
Un nobile pastor chiamato Aminta,
Sacerdote in quel tempo, amò Lucrina,
Ninfa leggiadra a maraviglia e bella,
Ma senza fede a maraviglia e vana.
Gradí costei gran tempo, o ’l mostrò forse
Con simulati e perfidi sembianti,
Del giovane amoroso il puro affetto,
E di false speranze anco nudrillo,
Misero! mentre alcun rivai non ebbe.
Ma non sí tosto (or vedi instabil donna!)
Rustico pastorei l’ebbe guatata,
Che i primi sguardi non sostenne, i primi
Sospiri, e tutta al nuovo amor si diede