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E per uso piú nobile s’adopra;
Cosí vigor indomito e feroce,
Che nel proprio furor spesso si rompe.
Se con le sue dolcezze Amor il tempra,
Diviene all’opra generoso e forte.
Se d’esser dunque imitator tu brami
D’ Ercole invitto, e suo degno nipote,
Poiché lasciar non vuoi le selve, almeno
Segui le selve, e non lasciar amore,
Un amor sí legittimo e sí degno,
Coni’ è quel d’Amarilli: che se fuggi
Dorinda, i’ te ne scuso, anzi pur lodo;
Ch’a te vago d’onore aver non lice
Di furtivo desio l’animo caldo,
Per non far torto alla tua cara sposa.
SILVIO.
Che di’ tu, Lineo? ancor non è mia sposa.
LINCO.
Da lei dunque la fede
Non ricevesti tu solennemente?
Guarda, garzon superbo,
Non irritar gli Dei.
SILVIO.
L’umana libertate è don del Cielo,
Che non fa forza a chi riceve forza.