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taffio, che nel 1012 fu inciso sulla tomba dell’Ariosto: nel quale esalta prima il suo concittadino come poeta tre volte massimo (epico satirico e comico), poi ne loda la prudenza il senno la eloquenza nell’amministrazione delle cose pubbliche, nel reggimento de’popoli, e nell’ambascerie. Per l’Ariosto il Guarini mostra sempre gran venerazione e affetto, e ogniqualvolta gli accade ricordarlo lo chiama il suo divino Ariosto, il vero Omero d* Italia. Forse vedeva ne’ casi di quello alla Corte estense un’imagine de’ proprj; nè poteva spiacere al Guarini quella nobile fierezza d’animo serbata anche nella servitù cortigiana:1 e l’ingegno suo, 1 Cotesta fierezza l’Ariosto la manifesta in assai luoghi del suo poema e più nelle Satire. Quant’al Guarini si veggano questi passi delle sue Lettere. “ Tra i cortigiani non ho saputo perdere la modestia, e al dispotto loro ho voluto sempre filosofare. „ “Se mi fussi contentato... di quel fnmo, che suole per lo più nutrire i miseri servidori, sarei