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Maestà, che mi persuado che’l mio rusticano stile te parerà appresso di quelli non altramente che la negra macchia in mezzo del candido ermellino.1 Nondimeno dignandose la Tua Altitudine con la solita umanità dirmi che molto gli avrebbe piaciuto che per me fosse dato memorevole scrittura alla degna istoria soccessa nel regno de Castiglia tra il Cavaliere e il Fra Minore, ho voluto più presto, ottemperando a tanto volere, errando scrivere, che in alcun modo ai toi ossequii tacendo non satisfare. Per la cui cagione, e non per veruna temerità, ho pur proposto volere nel travagliato labirinto intrare, e fare prosuntuose le mie non degne lettere d’essere lette da tanto Re. Il quale con quella umiltà che in me se richiede supplico gli piaccia con piacere prenderle; e quelle, quando te sarà dalle altre occupazioni concesso, insieme con toi magnifici creati e strenui alunni de leggerle non te sia noioso. Però che oltre che l’istoria è già in sé notevole, vi troverai dentro alcune piacevolezze e degni gesti di religiosi; li quali non dubito te saranno cagione, de continuo far la tua divozione verso di loro accrescere ed augmentare, si come se aspetta a si alta Maestà. A li piedi e bona mercè de la quale il tuo fidelissimo Masuccio se ricomanda, e supplica che per Te non sia posto al numero de gli obliti. Vale.
NARRAZIONE.
Dico adunque, piissimo Re, che nel tempo che la felice illustra recordatione del signor Re Don Fer-
- ↑ Re Ferdinando stabili l’Ordine dell'Ermellino, col motto: malo mori quam foedari.