piacevole viso rispose: Donna, la vostra liberale venuta con le laudevoli cagioni insieme hanno trovato in me sì fatto loco e avuta tanta forza de rompere e spezzare il duro e lungo mio deliberato proposito; e in brevi parole respondendovi, voglio che el vostro figliuolo ve sia restituito con tale conditione, che come lui in prima può debbia a me retornare e in campo a la cominciata impresa servirme; e se ciò da incomodità gli sarà interdetto, me prometta per niuno tempo l'arme contra di me né di mie genti pigliare, né contra le mie bandiere comparere. La donna dopo le debite grazie renduteli, con virilitate non piccola rispose: Serenissimo signor Re, io me guarderò de prometter cosa che attendere remanga nell’altrui potere; però io restando tanto de la toa regale Maiestà in quello se vole de me servire1 che promettere e lo attendere averà uno medesimo effetto; e però le domandate conditioni le voglia promesse da chi le po' attendere, che io non dubito, promettendole, se morte ne dovesse recevere, inviolatamente per lui saranno tenute ed osservate. A lo liberalissimo signore Re piacque molto la virtuosa risposta della donna, e de maggiore autoritate estimò la donna che estimata l’avea. E subito che, dopo le materne e amorevoli accoglienze e altri necessari ragionamenti, per il Signore Re e per la sua matre fu a lo cavaliere la conditionata libertà palesata, quale da lui intesa, con intero animo al nobilissimo signore Re rivolto, disse: Virtuosissimo Signore, cognoscendo non bastarne de gran lunga parole per recompensa de' fatti, me remango renderti quelle debite grazie che a tanto magno e alto da te rece-
- ↑ Non fa senso: manca