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gio intervenissero, e, come forse li cieli aveano deliberato, il figliolo del latte di niuna volse assaggiare se non de quello de la Costanza, il quale con tanto piacere pigliò quanto quello de la soa balia pigliare solea. De che la Regina ne fu oltra modo contenta, e caramente la pregò che sin che altramente provedesse non le fosse grieve il figliolo gli notrire: el che a Costanza fu carissima tale rechiesta, e paratissima al chiesto servigio se offerse: dove la Regina le fe’ spacciatamente una stanza dentro el palagio per sé e per le brigate acconciare, nella quale con grandissimo amore e diligentia ambi li figlioli allevava. La fortuna per altrui beni non volendola de sì degna e gloriosa coppia per molto tempo fare stare accompagnata, accadde che una notte tra le altre con gran infelicità in mezzo de coloro dimorando, da soperchio sonno assalita se addormentò sopra al figliolo del Re d’Ungaria, e in maniera el venne premendo che a lo svegliare sel trovò morto a lato; e dolente a morte, come ciascuno può pensare, doppo che longamente lo ebbe pianto, vedendo che el lacrymare a remediare non giovava, pensò a la sua medesima salute reparare, e pigliato el molto amato Adriano che col morto figliolo grandissima somiglianza tenea, de le veste del quale adobatolo, col marito insieme senza alcun sentore il morto figliolo sotterrato, il vivo la matina come era già solita a la Regina dimostrato, nè per lei nè per altro fu se non per suo proprio cognosciuto. La Costanza doppo il fatto più sollecita devenuta, con doppio amore il suo Adriano allevava; il quale nella età virile pervenuto, e in maniera che generale esempio e de virtù e de bellezza a tutti gli Ungari già