Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 408 — |
non resterò a Te, illustrissima Infanta, che singolare esemplo de ogni virtù sei al resto de vergini donzelle, fare parte d’un piatosissimo avvenimento di doi male avventurati amanti, i quali non molto tempo né con longo piacere per li regni d’amore caminando, l'uno con violenta e cruda morte fu di vita privato, e l’altra di sé medesima omicida devenendo volse volontariamente morire e accompagnare. Leggeraila dunque, o regia formosissima prole, con quella umanità che le magnanime donne sogliono le cose de poca qualità dai loro cordiali servitori pigliare; e nel leggere continuando te supplico abbi di cui avere se deve con carità compassione. Vale.
NARRAZIONE.
Secondo da un notevole Gaitano m’é stato ricontato, mostra che poco avanti la morte del re Lanzilao fu in Gaeta un leggiadro giovine chiamato Joanni da Piombino, il quale ancora che de molte virtù fosse accompagnato, nondimeno balestrato spesso da la fortuna sempre in povero stato dimorava; pure essendo molto esperto nell’arte marinaresca, anzi nella mercanzia, da più mercanti era adoperato, mettendogli de loro traffichi tra le mani, ora con un navilio, ora con un altro in più e diversi lochi e lontani e vicini el mandavano. Costui ancora che de umile sorte fosse, pur avendo l'animo gentile, tutta quella poca utilità che di soi molti affanni e travagli li toccava senza resparagno alcuno in adobbarse e farse polito de la persona andar la consumava; per la cui cagione e per li soi laudevoli costumi parea che ognuno per debito l’amasse. Ove