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Immaginate un povero giovane esposito, che non ha nome, non ha parenti, non ha patria, non sa come è nato, si vede da tutti sprezzato, e pure egli sente in petto d’essere qualcosa, e nei lineamenti del volto porta scolpito qualcosa. Se questo giovane a un tratto trova suo padre e la sua famiglia che è nobile e gloriosa, che sentimento avrà egli? Così io leggendo la storia della Letteratura Italiana udivo dire che i soli Toscani seppero parlare e scrivere nella lingua nostra, che ad essi soli Domineddio aveva dato questo privilegio, e tutti gli altri italiani o mutoli come i pesci, o parlavano orridi dialetti, e scrivere soltanto in latino. Noi altri napoletani avevamo la prima cronaca scritta in volgare da Matteo Spinello; e ci dicevano: che ne volete fare di una scrittura in laida loquela? Oh, diceva poco fa il tedesco Bernhardi, la Cronaca dello Spinelli è un’impostura del secolo XVI, probabilmente del Costanzo; e molti hanno ripetuto, impostura1. Ma possibile, dicevo io, che il Regno de’ Normanni e di Federico 2. che fu il regno più potente in Europa e quando tutte le città di Toscana non erano altro che bicocche; possibile che il regno di Carlo I d’Angiò, di Roberto, di Ladislao, di Alfonso I d’Aragona, che pur le storie ci dicono essere stato tanto forte e glorioso, non abbia avuto arti, scienze, lettere, scrittori che sono tanta parte della gloria e della potenza di un popolo? Non può
- ↑ Camillo Minieri Riccio ha confutato il Bernhardi, e con molti documenti ha mostrato vera la Cronaca dello Spinelli.