Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/459


— 397 —

stava, e la morte de ogni uno de loro amante con la propria vita averia volentieri rescossa1, odendo che tutti doi già erano morti, assalita da interno dolore con subita deliberatione de più non stare in vita per ultimo partito già prese, e con forte animo a ciò seguire deliberata, disse: Ahi misera e infelicissima la vita toa, Ipolita, a quanta orribilità te ave la toa prava sorte recata! tu sola se’ colei perla quale l'aspera giornata è venuta, la fiera battaglia è fatta, la doppia occisione è causata, e tanta longa amicitia fraternità e compagnia è separata. Ahi male avventurati amanti, discompagnati sono gli vostri nobili corpi, mancate sono le vostre virtù e prodezze, e con amara morte spente sono le bellezze, l’ornati costumi d’ambe doi senza esservi fatti degni d’un solo abbracciamento de colei che unicamente amavate, e che da lei eravate e con ragione egualmente amati! Maladetta sia l'ora ch’io nacqui con la mia da voi lodata bellezza insieme, dopo che di morte vi dovea essere cagione! Io afflitta e dolorosa non dubito che gl’innamorati spiriti separati vanno errando per questo nostro emisfero aspettando el mio, il quale con essi insieme accompagnato dal canto di là vera testimonianza far deve quale de loro era da me più amato: e io per satisfare in parte a tal pio e onesto desiderio volentieri subito nel manderò. E ciò detto, preso tempo che da l’altre donne non fosse el suo camino impedito, col capo avanti se lassò da la summità de le mura ove era giù andare; nè prima a terra fu gionta che oltre al fiaccarse el collo gran parte de soi delicatissimi membri se sfracassarono. A tale crudelissima novità

  1. ricomperata.