rechiedeva, non per un camino su la campagna se retrovorno; e per lo signale ordinaro el numero de trombettare, e del cominciare de l'aspero duello, e lo imponer di quieto stare sotto grave pena. E toccando l'ultimo segno de la fiera battaglia, ognuno con animosità grande lassati i cavalli s’andorno a trovare. Marchetto tenendosi alto ferì il compagno ne la vista dell’elmetto in maniera che un troncone col ferro de la rotta lancia appiccatosi dentro, da canto in canto passandolo, il buttò morto a terra: nondimeno Lanzilao che basso si era tenuto per ammazzare el cavallo per dopo possere facilmente il compagno in terra martellando conquistare, avea el cavallo de Marchetto al petto ferito de modo tale che come un toro percosso in qua e in là tempestando se lassò andare a terra. E fu sì crudele la fortuna del povero Marchetto che nel tempestare gli uscì la spada del fodero, e rimasta col pomo in terra e la punta per1 la spalla del cavallo, nel cascare avvenne cosa quasi mai simile travenuta, che ponendose la ponta de la spada per dentro le piastre de la soa corazza, e lui con la furia del cadere premendovi su, fino alli elzi dentro il suo misero corpo se la pose: per el che senza posser dire una sola parola quivi similmente se morì. La gente chi a l’uno chi a l'altro correndo, e tiratigli de sotto i cavalli, e disarmati, trovaro tutti doi, come è già detto, esser morti: per la qual cagione cominciò ognuno con alta voce piangendo a rammaricarse de Dio, e della fortuna dell’aspro e dispiatato accidente. Ipolita che in su le mura della città con l’altre donne mirando
- ↑ Questo per vale lungo: la spada rimase ritta lungo la spalla del cavallo.