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NOVELLA XXXVII.




ARGOMENTO.


Marchetto e Lanzilao compagni armigeri se innamorano de una medesima donna; combattono insieme, e l’uno e l’altro more: la donna per l’avuto dolore voluntaria se more: sono con generale dolore pianti, e tutti tre in un medesmo sepulcro sepelliti.


AL FORMOSISSIMO MIO ARIETE1.


ESORDIO.


Dai legami della vera amicitia costretto, Ariete mio formosissimo, mi ho voluto de quella come ad immacolata in questa nostra absentia recordare, e a te unico amico la presente novella mandare; de la quale come che el fine sia acerbo e sanguinoso, pur nella toa giovenile età nella quale sei cognoscerai quanto e quale sono con poco ordine e senza mesura le forze d’amore, acciò che negli anni più maturi venendo, te sappi, se potrai, da tali travagliati lacci con prudentia guardarte.


NARRAZIONE.


Nel tempo che l’invitto e illustrissimo signore

  1. L’ediz. della gatta dice: Al formosissimo mio messere Francesco Tomacello. Non saprei chi sia questo Ariete, che mi pare un soprannome dato a qualche giovane da Masuccio.}}