dentro il suo letto, e che in scambio de sè vi ponesse lei, che ne seguiria grandissimo piacere. La molinara desiderosa de compiacerle disse de farlo: alla quale pochi dì appresso Petruccio con la Caterina trovatosi le fè la simile richiesta e con maggiore instanza che pria fatta le avea; de che lei, che l’ordita trama volea mandare ad effetto, dopo più e diverso non molto caldo negare, mostrò quietarse al suo volere, e avendo a trattare del quando dove e come, la giovene gli disse: Io non ho altra attitudine se non quando mio marito fosse de notte occupato al molino, e allora te potria dentro el mio proprio letto recevere. Petruccio lietissimo rispose: Io vengo adesso dal molino, ed èvvi tanto grano che pria saranno doi terzi de notte passati che de macinar sia fornito. El che lei disse: Sia al nome de Dio, verrai tra le doe e tre ore de notte, che te aspetto, e lasserote l’uscio come sai sono solita lassare a mio marito, e senza altramente fare motto te ne entra in letto: ma dimme come lasserai moglieta, che io la temo più che la morte? Respose lui: Io pur adesso ho pensato farme inprontare l’asino da compare Arciprete, e ad essa dirò che voglio andare fora el paese. Disse lei: Questo me piace assai. E partiti loro ragionamenti, Petruccio andò verso lo molino per rassicurarse della occupatione del compagno, ove tra quel mezzo Caterina diede a la compagna dell’ordine preso col marito pieno avviso. Petruccio che trovato avea lo molinaro e lo molino al suo modo occupato, se ne ritornò in casa, e tutto travagliato fingendose, disse a la moglie che lui voleva in quella ora partire per Policastro per comparare del coriame per la poteca. La moglie che sapeva dove