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NOVELLA XXXVI.




ARGOMENTO.


Doi cari comapgni per uno strano e travagliato caso l’uno conosce carnalmente la moglie de l’altro, e l’altro dell’uno: divolgase el fatto tra loro: per non guastare l’amicizia abbuttinano le mogli e li altri beni, e con quiete e pace insieme godeno.


A LO MAGNIFICO MESSER UGOLOTTO FACINO,

DE LO ILLUSTRISSIMO DUCA DE FERRARA

ORATOR DIGNISSIMO.


ESORDIO.


Se el dolerme de mia prava Sorte, magnifico missere Ugolotto, rendesse al presente mio bisogno alcun profitto, io a lei di lei medesima de continuo me doleria, per cagione che tra la mente revolgendomi li molti onori, le grandi e non simulate accoglienze da te, virtuoso cavaliero, recevute, e non vedere in me modo alcuno a la recompensa de quelli né poco né molto possere satisfare; nondimeno da tale necessità astretto ho avuto recorso a le non saporose erbecciole del mio incolto giardino, de le quali composta la presente insalatuccia a te fiume de eloquentia la mando. E te supplico che senza aspettare da me altra suntuosa cena, assaggiare la debbi, a tale che de quella alcun piacere restandote te possi del tuo Masuccio, ove che col tempo serai, alquanto rammentare. Vale.