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non piccola goderno, senza esserne mai da malignità de contrarii venti molestati. E perchè li casi e volgimenti de la invida fortuna sono tanti e sì orribili quanto miseri coloro che da summa felicità in estrema miseria redutti li provano, accadde che abbattendosi il morbo pestifero a Peruscia in un tempo che la poveretta Eugenia si trovò del suo Virginio gravida, e ancora che prima di molte arti per non ingravidarse e dapoi per guarirse avesse usate, pur nulla gliene giovò; per la cui cagione ognuno di loro era per volerne la morte ricevere. E quello che con più amaritudine la mente della giovene travagliava, che convenendole di necessità con soi fratelli la peste fuggire, e andare in parte che niuno provvedimento di donne antiche vi si trovano che a tali bisogni sogliono e sanno reparare, la facessero da la meritata morte campare, la quale poco più che nulla di riceverla estimava a respetto che morendo non avria l'amante veduto. E vedendo i fratelli al subito partirsi deliberati, dal suo medesimo consiglio aitata le occorse al pericolo e a la morte provvedere; e fattone Virginio accorto, venuta la sera che la seguente mattina i fratelli voleano in contado andare, lei finse esserne dall’anguinaglia della contagiosa peste ammorbata, quale da' fratelli sentito e per fermo tenendolo, dubitando de loro medesimi, e in maniera impauriti che ognuno parea essere de tale lancia a morte ferito, e subito fuggitisi, e lassato un vecchio servitore di casa, ordinato che a la vita e a la morte di loro sorella provvedesse, in contado si condussero. Eugenia vedendo che il suo avviso procedeva, dopo più e diverse arti e strani modi col vecchio lassatole in governo tenuti, a la