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averia chi avesse pigliata tale impresa interamente satisfatto. Tobia ciò udendo, più vago di vederla che di bene albergare, andò alloggiare col nostro Tonto; de la venuta del quale credendo lui traere non piccolo guadagno, non solo esso lietamente il ricevette, ma da la moglie gli fè fare grandissime accoglienze; e con loro tutto dimesticatosi fra brevissimi dì del piacere di colei interamente adempì el suo desiderio. Ed essendo non meno ella dell’amore del Ragoseo impazzata, che lui del suo preso si fosse, cognoscendo che la soperchia cautela del marito non gli concedea come desideravano lo insieme godere, nè Tobia molto tempo possere qui dimorare; e oltre ciò gli parea un mancamento de natura che tanto peregrina giovene fosse per moglie a un poltron concessa e ivi dimorare come segno al bersaglio, deliberò ponere tutti soi ingegni di menarnela seco, e ad un’ora satisfare a sè medesimo, e a Lella unicamente piacere, e Tonto togliere d’affanno e gelosia. E con la giovene cominciorono a trattare del modo; e più e diverse vie cercate, ancora che alcune caute gli paressero, pure estimando che qualora l’oste non avesse la moglie trovata si avar a andato tanto travagliando e gridando, e con l’aiuto d’amici, e col favore de molti innamorati de la moglie tanto adoperato che per ogni modo la foria reavuta;1 pensò con una maniera non meno piacevole e bella che strana e pericolosa menarnela, e a tanti possibili inconvenienti reparare. E dell’ordine la giovene pienamente informatane, avendo sentito che la nave altro che lui non aspettava per levarse, chiamò l’oste, e gli disse: Tonto mio, avendome tu in

  1. La foria, l’avria.