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del fatto ne sentirai alcuno piacere, sì come de simili facetie si suole per li prudenti e savii a tempo degli ozii pigliare. Vale.


NARRAZIONE.


Se bene me recordo l’altro ieri in tua presentia e da tuoi Veneziani medesimi tra nostri piacevoli ragionamenti fu per verissimo recontato, come non sono anco egli due anni passati che in Venezia fu un maestro da battere oro da recamare chiamato Giuliano Sulco, al quale la fortuna con li altri temporali beni insieme avea concessa una moglie secondo la comune estimatione la più bella e la più leggiadra giovene che in Venezia allora se retrovasse, la quale oltre la sua grande onestà, come a femina era de molte virtù accompagnata, essendo tra le altre parti singularissima maestra recamatrice, e con l’arte del marito insieme guadagnavano in maniera che erano arriccati di una gran brigata di centinara de fiorini. La fama delle bellezze di costei era già per tutta Venezia sparsa, per la cui cagione molti e diversi giovini e nobili e de populo cosi cittadini come forestieri erano di costei, che Giustina avea nome, ardentissimamente innamorati: de che lei essendo, come è detto, non meno fornita de onestà che de bellezza, parca che la virtù sola gli avesse fatto un durissimo ghiaccio dentro il suo giovenil cuore che niuno calente telo di Amore vi avrebbe possuto entrare, avendo a nulla tutti i suoi amatori con le loro operationi e vagheggiamenti insieme, i quali per nobili e belli, ricchi, e giovini che fossero, pejo che vili servi li reputava.