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ro al mondo, e regio familiare, a me carissimo amico, me parse tal libro non doversi senza fama tenere: e benchè fosse lo originale de propria mano del Auditore delaniato1, e brusato da coloro che dentro senteano nova de loro casa, l’ingenio mio fo maggiore a serbare la copia: e quello como per Masuccio a Tua Serenità intitulato, cosi stampato a Te illustrissima mia Iddea pia Ipolita Duchessa de Calabria serà per me indirizzato. Vale. fido servitore Francesco de Tuppo de Napole.2»

A fronte di questa lettera, e nella seconda pagina c’è un Repertorio o vero Tavola degli argumenti de tutte le cinquanta novelle deyci per deyci in cinq parti destincte secondo de sotto se contene. E questa Tavola nella quale sono abbreviati gli argomenti che stanno in capo a ciascuna novella, mi pare fatta da lo stesso

    de’ Baroni, v’è un Sonetto dedicato a Johan Marco, Cinico.

    O tu che de le sette la migliore
    Cinico segui, e fai vita beata,
    Ricchezze e la gran roba hai disprezzata,
    Vivi felice e non temi livore, ecc.

  1. Dunque l’Auditore fece in pezzi l’originale del Novellino; ma il Tuppo che ne aveva serbata una copia lo fece stampare forse col favore e con la liberalità della Duchessa.
  2. Francesco de Tuppo, dottore in legge, ricordato dal Summonte lib. V, fu un ufficiale della segreteria del Re, e scrisse un’Esposizione delle Favole d’Esopo, ossia le favole d’Esopo da lui voltate in lingua materna come quella di Masuccio. Il libro fu da lui stesso stampato nel 1486, è raro, è bello anche per figure, e si conserva nella nostra Biblioteca Nazionale. Esso non è nè licenzioso nè messo all’Indice, dovrebb’essere ristampato, e così insieme col Novellino prendere un posto nella Letteratura Italiana.