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scio, ed essendo loro e risposto ed aperto, trovare quello essere uno ospitale di lazarini, ove certi di dette guaste brigate loro fattisi incontro con poca carità li domandorono chi li aveva in tal ora quivi condotti. Li due giovanetti che erano sì assiderati e indeboliti che con difficoltà posseano parlare, per quello più breve modo che possette Loisi rispose, che la perversità del tempo e loro crocciosa fortuna ne era stata cagione, appresso li pregò che per amore di Dio d’alquanto fuoco e d’alcun ricetto per loro faticati cavalli li fossero liberali. Coloro ancora che in specie di dannati, come a destituti di speranza di salute, assimigliare si possono, che in essi non regna umanità o carità alcuna, pur mossi da debile compassione li aiutorono a dismontare, e collocati i cavalli con li asini loro, li condussero a la loro cucina dintorno ad un gran foco, e con essi loro si posero a sedere; e come che la natura dei due giovinetti alquanto aborresse la pratica di tali contaminate e guaste genti, pure non essendo più oltre, s’ingegnavano darsene pace. Erano a Loisi e a Martina per la virtù del fuoco sì le fuggite bellezze ritornate che parea che a Diana e a Narciso avessero ]a forma rapita: questo dunque fu cagione ad un empio ribaldo de' detti guasti, che la passata guerra era stato al soldo, e più degli altri deturpato e marcio, di fargli nello sfrenato desiderio venire di volere la bella giovenetta carnalmente cognoscere; e de fiera libidine assalito si dispose del tutto con la morte del giovene amante volersi di tanta degna preda godere. E senza mutare altramente consiglio, fidatosi d'un suo compagno non meno ribaldo e inumano di lui, se ne andarono a la stalla, e l’uno scapolati i