gò che la notte lo aspettasse a cena e ad albergo, facendole le più larghe promesse come in simili contratti fare si sogliono, de modo che Viola per non tenerlo in tempo gli disse contentarsi ma che venisse tanto di notte che non fosse dalle brigate della contrada veduto. Il genoese lietissimo rispose, Sia col nome de Dio: e da lei partito se n’andò spacciatamente a la Loggia1 o tal volta al Pendino, e comparò due avantaggiati caponi grossi bianchi e lunghi, e con pane fresco, e de più maniere d’ottimi vini, occultamente li mandò in casa de la giovene. Il frate celebrati li divini ufficii, desideroso che la fatta promessa gli fosse osservata, postasi la via tra’ piedi, traversando di molte strate, come famelico lupo s’abattesse in alcuna smarrita pecora da la greggia, pervenne ove era la Viola, e chiamatala le disse che lui intendea per ogni modo venire a stare la notte con lei. Viola che per cosa alcuna il Genoese averia ingannato: e per conoscere il frate temerario e fastidioso molto, non gli averia di contentarlo possuto negare, così confusa non sapea che deliberare; pur come a prudente di subito le occorse con acconcia maniera a tutto provvedere, e al frate con piacevolezza rispose, essere al suo volere presta, ma che non venesse prima de le cinque ore, per cagione che un piccolo suo cognato venea a stare con lei, il quale insino a tale ora non saria addormito; e satisfatto che avesse il suo desiderio se n’andasse subito con Dio. Il frate vedendo che pur era ricevuto, non curando del resto, disse di farlo, e andò via. Il fabro che in Doana era stato insino al tardo occupato al traere de certo ferro, retornando-
- ↑ La Loggia di Genova: c'è ancora il luogo ed il nome.