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re tenea, si era un nano di tanta orribilità e trasformata apparenza che a niuna umana forma se avrebbe possuto assomigliare, del quale madonna Ambrosia ne pigliava di continuo mirabile diletto, e a le volte con le brigate di casa il faceano volteggiare e fare de molti e diversi atti, come i nani sogliono fare, e in maniera che tutti ponea in gioco e festa. In tale travagliare la donna si venne accorgendo che la mostruosa bestia di mirabile coda era fornita: de che la nostra Ambrosia ancora che avesse sì degno e bello marito e che più che sè medesimo l’amava, e con tante altre notevoli parti quante di sopra ho dette, e trattassela sì eccellentemente, pure lei avendo solo consideratione che possono assai più due che uno a satisfare anzi ad infastidire la sua insatiabile libidine, le venne un desio si sfrenato e fiero di voler provare se il nano le avesse saputo fare il salto schiavonesco sopra il suo morbido corpo come in sul duro terreno faceva, che tutta se ne struggea. E perchè rade volte da tale prava generatione sono sì fatte cose pensate, che come prima possono non le mandano ad effetto, la vile ribalda non lassò passare molte ore che volse di tale nefando pasto la sua golosa voragine satisfare; e come che alle volte la fiera bestia molto la noiasse, pure da sfrenata rabbia assalita, di ritrovarsi ogni dì più fresca col nano a la cominciata battaglia erano tutti i suoi pensieri. Continuando dunque costei in tale detestanda libidine, accadde che di ciò si venne accorgendo una mora nera antiqua, la quale un lunghissimo tempo col patre del cavaliero e poscia con lui era con grande amore dimorata, a la quale ogni mancamento di onore e contentezza che il suo mis-