Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
NOVELLA XXV.
ARGOMENTO.
Una giovanetta è amata da molti, e uccellandoli tutti li tiene in pastura: uno più che li altri segue la pista: uno schiavo de la giovane la conosce carnalmente, e al fervente amante il fa vedere: la giovane per dolore ne more, e l’amante compera lo schiavo, e ponelo in libertà.
ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNORE MESSER GIULIO D’ACQUAVIVA DUCA D’ATRI.1
ESORDIO.
Per averte tante volte cognosciuto, illustre e virtuoso signore, pigliar piacere non piccolo di mie ruzze2 novelle, e quelle con tante lodi commendare, non ho voluto restare di tali frutti che ti dilettano fartene alcuna parte. E avendo le mìe armi al bersaglio de le donne in questa parte dirizzate, mi è piaciuto una di esse a vero cognoscitore di tale per-
- ↑ Giulio d’Acquaviva VII duca d’Atri, fu capitano fortissimo, caro a re Ferdinando. Nella guerra d’Otranto mostrò mirabile bravura combattendo contro i Turchi, che l’atterrarono con trenta ferite, e gli recisero il capo. La leggenda leccese racconta che recisogli il capo, il busto rimase nell’arcione, e che il cavallo ferito tornò nel campo, e cadde col busto. Giulio fu padre di Matteo e Belisario d’Acquaviva, dotti e valorosi signori. Del padre e dei figliuoli scrissero molte lodi il Pontano, il Sannazaro, il Galateo.
- ↑ Sta scritto rude, ma il nap. dice ruzze.