in alcun modo patire, essendo il suo ferventissimo amore in odio convertito, uscì d’aguato con la spata nuda in mano, con fellone animo di volere con un medesimo colpo tutti due di vita privare, pure tra quel breve spacio da alcuna ragione raffrenato, pensò che villanamente avaria adoperato a contaminar la sua spata con la morte d'un mastino, e d’una sì vile ribalda, come vedea esser colei che virtuossissima insino allora avea reputata; e gionto a loro con uno spaventevole grido, disse: Ahi misera e infelice la vita mia! a quanta orribilità e mostruosa operatione vedere mi ha la mia prava fortuna arrecato! E al moro rivolto disse: A te fiero cane non so altro che dire mi debbia, se non commendandoti tuo provvedimento, di restarti obbligato in eterno per lo avermi liberato dalle mani di questa fiera silvana divoratrice d’ogni mia contentezza e bene. La donna veduto l’amante come rimanesse ismorta, e quali fossero stati i suoi pensieri, ciascuno da sé medesimo il può giudicare; essa che la morte con assai meno noia averia e con ragione tollerata, per rabbia e per dolore grandissimo fra quello mezzo gli si era alli piedi buttata, non dimandandogli mercè, ma supplicando che la meritata morte senz’altro intervallo donar le dovesse: Di che lui che la risposta avea già apprestata, li disse. O scellerata e libidinosissima lupa, o vituperio ed eterna infamia del resto de le femmine, da quale furia, da quale foco, da qual foia ti se’ lasciata vincere a sottoporre a un nero veltro, a un irrationale animale, o per più propriamente parlare a un mostro terreno, come è questo mordace cane, al quale hai dato in pasto la tua infetta e putrida carne? E se degnamente ti pareva