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quanto e quale fosse la sua misera vita, li travagliosi pensieri, e inquiete d’animo1 con dolore insieme soperchio saria il ricontare: nondimeno aiutata da sua grande temerità, e presumendo tanto di sé e del suo ben dire che averia indotto il figliuolo a volontariamente fare quello che con tanto inganno avea già fatto, propose del tutto lei medesima gliel palesare, e un dì in camera chiamatolo secreto, in tale modo gli cominciò piano a dire: Caro figliuolo, come tu a te medesimo puoi rendere testimonio, se mai madre amò unicamente suo figliuolo, io sono stata quella che ho amato ed amo te assai più che la propria vita: e questo è stato di tale natura, e ha avuta tanta forza che ha reparato a me, che giovane e ricca sono, di non rimaritarmi, e di non fare la mia persona con la tua facultà insieme a strane mani pervenire; e ancora che, come a femmina, di naturale libidine sia stata stimolata, non ho voluto occultamente come molte fanno a quello provvedere, solo per lo conservare del tuo e mio onore: e oltre a ciò sentendo tu essere fieramente preso dell’amore di questa giovenetta nostra vicina, e la madre disposta prima morire che l’onore della figliuola maculare, ed io sapendo a quante infelicità e miserie sogliono tali disperationi gli amanti condurre, come a madre tenerissima della vita tua deliberai con una medesima operatione a tutti i sopradetti mancamenti satisfare, e solo offendendo alle umane leggi, da passati ministri più con arte e superstitione che con ragione fabbricate, volere la tua e mia fiorita gioventù occultamente godere; e quella giovene con la quale nella camera de la nostra Ga-

  1. inquiete, parmi sia inquidetudini.