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clusione, quella parola Masuccio mi dà una certa somiglianza al Coro del dramma antico, perchè qui come nel coro sono le riflessioni sul fatto, raccontato nella novella, rappresentato nel dramma.
«Non si può negare, dice il Nicodemi, che le novelle sieno ingegnose, di modo che i più celebri novellisti non si sono astenuti di rubargli le invenzioni di alcune di esse. Fra questi furti si può contare la traduzione francese di diciannove delle dette novelle inserite in quelle del Mondo avventuroso stampate a Parigi presso Stefano Grouleau nel 1575 in 8°, e poi ristampate più volte a Parigi ed a Lione.» Ma pare, come osserva il Verdier nella sua Biblioteca francese, che tutte le cinquanta novelle furono tradotte in francese, e soltanto pubblicate quelle diciannove. Qui sarebbe inutile ricercare da chi e come e quando in Italia e fuori è stato saccheggiato il Novellino. Nel mondo si è fatto sempre così, e specialmente poi della roba scomunicata.
E Masuccio ha inventate egli le sue novelle, o le ha prese da altri? — A questa dimanda io rispondo prima semplicemente, e dico che Masuccio non pretende di avere inventato egli nulla, anzi vi prega di credere che egli narra fatti veri ed approbati, e vi dice da chi e quando l’ha uditi raccontare, e che egli non ci leva nè pone, e soltanto egli fabbrica la novella, cioè la narra con la sua arte. Quei fatti, o realmente avvenuti, realmente creduti dalla coscienza comune, sono determinati da tanti particolari, che per quanto