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di scrivere certe scelleragini venute in pubblica voce di volgo di tale perversa generatione, e di quelle dare avviso a coloro che di ornate virtù e costumi sono ripieni; e fra gli altri a Te, che virtuosissimo ti cognosco, non userò taciturnità, di uno strano e libidinoso appetito venuto a una trapanese, per la quale non dubito, se qualche fede d’alcuna di loro ti fosse rimasta, con la passione insieme del tutto da te si fuggerà via, e tu libero e sciolto goderai la tua fiorita gioventù. Vale.


NARRAZIONE.


Trapani città nobile di Sicilia, come molti sanno, è posta nelle postreme parti dell’isola, e quasi più vicina a l’Africa che altra terra de’Cristiani; per la quale cagione i Trapanesi molto spesso con loro legni armati corseggiando discorrono le piagge e riviere de’Mori facendo de continuo grandissime prede, e anco loro sono alle volte dai Mori depredati: di che spesse volte avviene che per contrattare i recatti dei prigioni da parte in parte vi fanno le tregue, e portano le mercantie, e comprano, e vendono, con gran facilità praticando insieme, per le quali ragioni pochi trapanesi sono che non sappiano le circostanze dei paesi dei Mori come sanno le loro medesime. Ora avvenne non è gran tempo che un gentil uomo trapanese chiamalo Nicolao d’Aguito, nei dì suoi famosissimo corsaro, avendo più volte castigata la Barbaria, e un tempo ridottosi a casa, e tolta moglie giovane e assai bella, e di quella avuti figliuoli, onorevolmente ducea la vita sua. E tra gli altri famigli e servi che tenea era un moro di Tri-