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struggea d’essere dove al tuo piacere sono pure, e intendo di essere fin che il vivere mi sarà concesso. Messer Bertramo, che di usar magnificentie e liberalità grandissime da li teneri anni era accostumato, udendo che il marito di colei per sì eccessivamente lodarlo ed amarlo la grazia della moglie li avea acquistata, mosso da una virtude di vero e buon cavaliero, fra sé pensando disse: Deh, messere Bertramo, sarai mai tu villano cavaliere per sì vile e minima cosa, com’è l’usare con donna, ancora che tanti anni l’abbi desiderala? E posto che questa fosse la maggiore e più cara cosa che donar potesse, non sarà tanto più lodata la tua usata virtù. Le magnificentie non consistono a dimostrarsi a le cose di poca qualità, ma a le alte e quando a sé medesimo dispiaceno. Tu non trovasti al tuo vivente uomo alcuno che di usar cortesie e liberalità ti avantaggiasse mai; e in che atto potrai mostrare la integrità di tue virtù, più che in questo, e massimamente avendola in tua balia, e credendo con lei lungo tempo con felicità godere, e con la virtù e ragione vincendo te medesimo, del tuo tanto aspettato desiderio ti privi? Ed oltre ciò, se il marito di costei ti fosse capitale inimico, e di continuo avesse cercato di abbatter la tua fama e gloria, che peggiore e più odiosa vendetta potresti di lui pigliare che vituperarlo in eterno? Dunque qual ragione e qual onestà il vuole, che si debbono gli amici come li nimici trattare? E che questo ti sia perfettissimo amico, oltre ogni altra passata esperienza, tu lo hai da lei medesima sentito apertamente, che non per altro che per amor che suo marito ti porta si è qui condotta a donarte il suo amore; il quale tu piglian-