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vedere, soperchio saria a noi il ricontare. Questo è chiamato il sacrario della pudicizia, il quale da tutte le deità celesti è stato consacrato ed eletto per proprio, e comunemente della nostra Ipolita Maria de’ Visconti, della quale tu hai tante carte ripiene, e il suo nome di continuo e meritamente con somme lodi onori, celebri ed esalti. Nel quale insieme conviene illustrare le infanti Donna Lionora e Beatrice d’Aragona, sue cognate, piene di onesta modestia e leggiadria, con candidissimi armellini in grembo trionfando1, e che con le proprie virtù superando la natura si aveno di gemme orientali ornate le loro regali tempie, e con li dorati purpurei manti avvolte, si son fatte esenti dalla feminea plebe e consortio. Nel colmo del quale2 vedrai una bandiera con un bianchissimo animaletto nel verde campo figurato, sopra di sé stando col piede alzato per non passare il fango, da la bocca del quale esce un motto di indorate lettere che dicono: Malo mori quam foedari.3 Ed oltre a ciò raffigurerai le bande del giardino di ricchissimi drappi azurri ornate, seminati a orcioli4

  1. Questo luogo ci fa intendere che cosa vogliono significare quelle statue di fanciulle che tengono fra le mani, noi credevamo un cagnoletto per vezzo, ed è un armellino, simbolo della loro pudicizia. In molti monumenti antichi nelle nostre chiese si vedono cosiffatte statue.
  2. Intendi giardino.
  3. Re Ferdinando istituì l’ordine dell’armellino, col motto malo mori quam foedari, e ne portava le insegne al collo. E pure chi più di lui fu lordo di rapine e di sangue? L’impresa e il motto fu scolpito sopra una moneta d’argento del valore di quattro grana, e detta però l'armellina. V. Summonte lib. V.
  4. È scritto gorgioli, con la solita g che alcuni mettono innanzi a le parole comincianti da vocali. Dunque la Duchessa aveva fatta per sé questa impresa: In campo azzurro un orciuolo ripieno di verghe d’oro, e circondato di fiamme.