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te, che egli è nostro prigione, pur sappi che per noi si ha da scongiurare, e però direte con alta voce quanto vi dirò piano. E avendo composta una sua scongiura lo confortava e speronava a dirla; di che Giacomo volendo aprire la bocca gli venne un battimento di denti e di gambe che non si potea in piedi tenere, per la cui cagione da dovero Misser Angelo dubitò de la sua vita, e gli parve per quella volta averne fatto assai, e lui medesimo cominciò a scongiurare Barabas. Loisi che coi suoi compagni erano del gran riso quasi indeboliti, vedendo che il preso ordine a compimento non seguia, per lui non esser degl’ingannati, gridando disse: Dammi i coduti e il cornuto. Disse il maestro: Butta ogni cosa a lui, e fuggi via prestissimo, e non ti volgere indietro per quanto non vuoi morire. Giacomo che esser gli parea da vero nell’inferno, sommamente gli piacque, e buttati i caponi ed il castrone dentro il casalino, diede in gambe che non lo avrebbero gionto i barbarischi che vincono il pallio. E gionto a casa, poco appresso vi venne il maestro, e disse: Che vi pare, parente, di mia nigromantia? state di bon core che un’altra volta avremo nostra intentione. Rispose Giacomo: Vi venga chi male mi vuole, che io non vi torneria per guadagnare l’imperio; e però, parente mio, vedi di travagliarti per altra maniera che io ti resterò in eterno obbligato. Disse il Maestro: Sia col nome di Dio, io tornerò a studiare per vostro amore, che in ogni modo sarete satisfatto. E dopo molti altri ingannevoli ragionamenti se n’andò a casa sua. Loisi fatti pigliare gli animali de la santa oblatione, licentiati i compagni, se n’andò a dormire; e venuto il novo gior-