Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/29


xxiii

la loda, ma ve la presenta per farvi ripensare alle birbonerie umane, e riderne o maledirle: e spesso compiuta la novella, ei la giudica, e si scaglia con generose parole contro i frodolenti e lascivi chierici, e prega Dio che distrugga presto il Purgatorio acciocchè presto finisca la gran baratteria de’ finti religiosi. Questo Masuccio ebbe il coraggio che pochi ebbero, di scrivere apertamente che la fonte principale della corruzione de’ suoi tempi erano i preti e i frati (come non proibirlo in capite?). E dice questo al Pontano già famoso e potente, e con bella e napoletana franchezza gli dice che fra tante virtù ha una macchia, conversa troppo strettamente con religiosi d’ogni sorte che gli vanno in casa, e un dì o l’altro gli faranno qualche brutto tiro; e gli racconta la novella de le brache di S. Griffone, e finisce con fiere parole contro questi ingannamondo, questi soldati di Lucifero, che dovrebbe aprirsi la terra e tranghiottirli vivi. E tutto il discorso di Masuccio dà molto lume al carattere del Pontano.

Masuccio non visse tra i tanti eruditi latinisti e grecisti del suo tempo, ma tra i signori ed il popolo; e popolo e signori egli ritrae al naturale, e con la lingua che essi parlavano allora. Non è la vita artefatta e convenzionale dei dotti del Quattrocento, ma egli mi presenta un popolo vivo, mi parla un linguaggio che io intendo pienamente, nomina luoghi e famiglie che io conosco, accenna usanze che ancora durano; mi ritrae i Salernitani bizzarri come ancora